DIagnosi del diabete - EIDON salus

Lo scorso 14 novembre si è celebrate la giornata nazionale contro il diabete una patologia cronica a larghissima diffusione in tutto il mondo se si considera che si stima che nel 2045 saranno circa 700 milioni le persone affette da questa malattia rispetto alle attuali 465 milioni circa.

Ma in cosa consiste esattamente? Il diabete mellito non è altro che una patologia caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questa condizione è un difetto nella produzione o nella funzionalità dell’insulina, un ormone secreto a livello del pancreas e indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Tutti gli zuccheri semplici e complessi (amidi), che vengono assunti con l’alimentazione, sono trasformati nel corso della digestione in glucosio, il quale rappresenta la principale fonte di energia per i muscoli e gli organi.
Affinché il glucosio possa fare il suo ingresso nelle cellule ed essere utilizzato come “carburante” è necessaria la presenza dell’insulina, prodotta da particolari cellule del pancreas (cellule beta) riunite in gruppi chiamati “Isole di Langherans”. Quando l’insulina è prodotta in quantità non sufficiente dal pancreas oppure le cellule dell’organismo non rispondono alla sua presenza, i livelli di glucosio nel sangue tendono ad innalzarsi favorendo la comparsa del diabete.

Attualmente si distinguono tre diverse forme di diabete:

  •  il diabete di tipo 1: un tempo chiamato diabete insulino-dipendente o diabete giovanile, riguarda il 10% dei casi di diabete e si sviluppa prevalentemente a partire dall’infanzia e dall’adolescenza. Nel diabete di tipo 1, la produzione di insulina da parte del pancreas viene soppressa o fortemente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta da parte del sistema immunitario;
  •  il diabete di tipo 2: rappresenta la forma di diabete più comune e interessa il 90% dei casi. Prevalentemente, si sviluppa a partire dai 40 anni di età e colpisce principalmente i soggetti obesi o sovrappeso. Nel diabete di tipo 2, il pancreas è in grado di produrre insulina (seppur in maniera ridotta) ma le cellule dell’organismo non riescono a utilizzarla in modo efficiente: ciò comporta un aumento dei livelli di glucosio nel sangue. In genere, la presenza di diabete di tipo 2 può non essere rilevata per molti anni, in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e non comporta sintomi particolarmente evidenti come quelli del diabete di tipo 1. Alcuni dei sintomi tipici del diabete di tipo 2 sono: sensazione di stanchezza, frequente bisogno di urinare anche nelle ore notturne, sete inusuale, perdita di peso, visione offuscata e lenta guarigione delle ferite;
  •  il diabete gestazionale: per diabete gestazionale si intende un aumento dei livelli di glucosio che si manifesta o viene rilevato per la prima volta nel periodo della gravidanza. Questa condizione si verifica nel 4% nelle donne in stato interessante. Generalmente, il diabete gestazionale tende a scomparire al termine della gravidanza, tuttavia, le donne che ne hanno sofferto presentano un rischio più elevato di sviluppare diabete di tipo 2 in età avanzata.

Oltre ai sintomi come la perdita di peso inspiegabile, l’aumento dell’urina emessa nelle 24 ore (poliuria) e l’accentuazione del senso di sete (polidipsia), la diagnosi del diabete è definita dalla presenza di uno dei seguenti valori nel sangue confermati in due diverse misurazioni:

  • glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl (almeno 8 ore di digiuno);
  • valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl;
  • glicemia ≥ 200 mg/dl durante una curva da carico (OGTT) con la somministrazione di 75 g di glucosio;
  • valori di glicemia compresi fra 140 a 200 mg/dl dopo un carico di glucosio definiscono una condizione nota come Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT) mentre se il valore della glicemia a digiuno è compreso tra 100 e 125 mg/dl si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG). Seppur non classificabili come diabete, entrambe queste condizioni sono dette di “pre-diabete” e identificano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica in futuro.